Il periodo natalizio è senza dubbio quello in cui abbiamo la possibilità di dedicarci a noi stessi e alle persone che amiamo: fra Natale e la Befana, con il Capodanno in mezzo, abbiamo finalmente il tempo di uscire con gli amici o cenare con i parenti che purtroppo, troppo spesso, durante l’anno siamo costretti a non vedere quanto vorremmo a causa dei mille impegni di tutti.
Feste, cene e incontri per brindare
È proprio in questa fase dell’anno che organizziamo feste, pranzi, cene, usciamo e ci incontriamo per le strade, nei locali e nei bar, ci scambiamo abbracci, baci, sorrisi e soprattutto brindiamo: al Natale, al nuovo anno, al futuro, all’incontro con persone che non vediamo da tanto o con altre che non avevamo mai conosciuto e che da quel momento faranno parte della nostra vita. Brindiamo a ciò che abbiamo vissuto e a ciò che vivremo. Le bollicine nei nostri calici ci accompagnano per tutto l’anno ma, sicuramente, in questa fase di festa siamo portati a sentire molto più spesso i tappi che saltano seguiti da un applauso. Ma a parte l’ebbrezza che quelle bevande sono in grado di regalarci, sappiamo davvero cosa beviamo? Su quali basi scegliamo?
Differenza fra spumante e prosecco
Il mondo delle bollicine è sicuramente estremamente vario e alcuni nomi o tecnicismi sono sconosciuti ai più. In questo articolo proveremo a fare un po’ di chiarezza, parlando delle differenze tra i due principali metodi di spumantizzazione: quello classico, anche definito metodo Champenoise, e quello Martinotti, noto anche come metodo Charmat. Partiamo da una prima fondamentale distinzione: lo spumante è una categoria di vino e, di conseguenza, può essere prodotto in qualsiasi zona e utilizzando uve di qualsiasi vitigno. Il prosecco, invece, è un prodotto DOC o DOCG e può essere realizzato solo in alcune zone e con vitigni specifici, in particolare nel Valdobbiadene e principalmente con l’uva glera.
Il metodo classico o Champenoise
Con questo metodo l’uva glera viene messa in autoclave con aggiunta di zuccheri e anidride carbonica. Il glera è un vitigno a bacca bianca, e la sua uva è la più diffusa per la produzione di prosecco. La seconda fermentazione, e di conseguenza la spumantizzazione, si effettua direttamente in bottiglia, riposando in posizione orizzontale per 12, 24 o 36 mesi, con picchi anche molto più alti. La definizione alternativa di metodo Champenoise nasce invece per gli champagne dell’omonima regione francese. Fra i prodotti più famosi di questo genere abbiamo sicuramente il Franciacorta e il Trentodoc.
Il metodo Charmat o Martinotti
Anche questo secondo metodo ha un duplice nome, e in entrambi i casi si fa riferimento a delle persone: Martinotti, che inventò il metodo, e Charmat, che brevettò l’attrezzatura per metterlo in pratica. Si parte da vini bianchi fermi che, dopo aver subito una prima fermentazione nel normale processo di produzione, ne subiscono una seconda in autoclavi d’acciaio con l’aggiunta di lieviti e zucchero. In questa fase i lieviti trasformano gli zuccheri in alcol e anidride carbonica, rendendo la bevanda frizzante e alcolica. Il vino viene poi filtrato e si passa alla correzione finale con l’aggiunta di vino e zucchero: con l’imbottigliamento il prosecco è già pronto per essere bevuto.
Al palato l’ardua sentenza
Come in ogni settore, soprattutto nel mondo Ho.Re.Ca., dopo aver prodotto litri e litri, varietà, qualità e sapori diversi, c’è un insindacabile giudice finale: il palato di chi degusta, che può trovare il proprio sapore preferito tra Franciacorta, Trentodoc, ma anche il più raro e pregiato Cartizze o tanti altri.
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